mercoledì 8 dicembre 2010

A fare

Un giorno mi sono svegliato ed ero diventato uno che pensava di essere diventato uno scrittore. E andava proprio così, davvero. Ero diventato uno che si guardava intorno e pensava che là fuori tutto poteva essere narrativizzato, o meglio, come dicono quelli che sanno parlare, che poteva essere una storia da raccontare. E allora, siccome mi ci sono svegliato in quel modo e di certo non è colpa mia se mi sveglio sempre in queste condizioni, ci ho creduto, porcamiseria, ci ho creduto davvero. Così guardavo il vecchietto con la borsa della spesa, la mamma e la bambina in passeggino, l'elettricista, il sindaco, lo spacciatore, la maiala di turno: tutti li guardavo, tutti, e pensavo che tutto intorno a me era una storia da raccontare, perché non è colpa mia se un giorno mi sono svegliato ed ero diventato uno scrittore, e gli scrittori si sa come sono, si buttano un occhio intorno e pensano che tutto quello che vedono sia una storia da raccontare. Solo che poi mi sono fermato un secondo e mi sono detto che hai voglia a raccontare, ma se non c'è nessuno che ti ascolta, cazzo parli a fare?