Un giorno mi sono svegliato e non riuscivo più a ridere. Eppure sono uno che ride piuttosto spesso. O almeno fino a quel momento lì lo ero stato. Poi, un giorno, ecco che mi sveglio e che non rido più. Intendiamoci: non che fossi triste, o depresso. Niente di tutto questo. Semplicemente, i muscoli facciali si rifiutavano di compiere quello sforzo che tira su le guance e le labbra. Occazzo, pensai, ora diventerò davvero uno di quelli che chiamano musoni. Uno di quelli che non ride mai. Eppure ridere mi piace. Ma non ci posso fare nulla se un giorno mi sono svegliato e non ero più capace di farlo. Non avevo mica deciso io. Passai qualche giorno in questa situazione. La gente mi chiedeva perché ero così triste. Io non sapevo cosa rispondere, perché in effetti non è che fossi triste. Non più del solito, almeno. Così non rispondevo a nessuno. Poi trascorsero alcune settimane. Incontrai un omino, per strada. Riconobbi subito sul suo viso gli stessi segni che io portavo sul mio. Gli feci un cenno. Mi sentivo quasi parte di una specie di setta segreta. Lui ricambiò il saluto e mi si avvicinò. Mi guardò con occhi languidi, quasi liquidi. Rimanemmo qualche minuto in silenzio. Poi lui disse: "Io l'ho sempre detto che non c'è un cazzo da ridere". Lo guardai. Poi sentii borbottare lo stomaco. Poi i polmoni. Alla fine, scoppiai in una risata indegna e sguaiata. L'omino, ancora più corrucciato, mi voltò le spalle e se ne andò per la sua strada. Io andai per la mia.